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Saluti da Jesi

Breve storia della cartolina

Anche se molti sono stati i pretendenti alla “ paternità “ della cartolina postale, essa è da attribuire a Emanuele Hermann che, con una precisa proposta alla Amministrazione postale Austriaca, fece si che fossero preparati dei cartoncini per la corrispondenza aperta.

Il 1° ottobre 1869 furono emesse in Austria le prime Korrespondenz-Karten; il francobollo da 2 Kreuzer fu stampato sul cartoncino stesso, in alto a destra, accelerando cosi la routine dell’ impostazione.

Il successo fu enorme ed immediato: tutto il mondo “ copiò “ l’ iniziativa.

Venticinque anni dopo, nel 1894 a Hermann fu dedicata perfino una cartolina commemorativa in tiratura di mille esemplari numerati, oggi molto ricercata dai collezionisti in tutta Europa: al verso di questa rara commemorativa sono stampati gli anni delle prime emissioni di analoghe cartoline postali nelle alti parti del mondo; l’ Italia segui l’ esempio il 1° gennaio 1874.

Dall’ emissione dell’ intero postale alla nascita della vera e propria cartolina postale illustrata ci fu una serie di fasi, la prima delle quali caratterizza dall’ abitudine di alcune ditte di mettere un marchio di riconoscimento sulla corrispondenza; cosi l’ intero postale, prima con l’ aiuto di un timbro, poi con delle sovrastampe, si trasforma in cartolina pubblicitaria.

Dopo circa un decennio, cartoncini veri e propri, spediti con francobollo, sostituirono le cartoline postali ufficiali e su questi cartoncini si cominciarono a mandare “ messaggi “ grafici di ogni genere.

Importantissimi furono quelli dedicati alla propria città che nel 1889 divennero ufficiali con le cartoline “ autorizzate dal governo “ ; attualmente molti sono i collezionisti che si dedicano allo studio ed alla classificazione dei “ precursori “, sia pubblicitari che regionalistici.

In Italia il vero e proprio boom della cartolina illustrata inizia nel 1897 e va via via aumentando fino al 1901, che si può considerare senz’ altro l’ anno in cui nel mondo fu inviato il maggior numero di cartoline illustrate.

All’ inizio del secolo non cè salotto borghese che non esponga una serie di album zeppi di cartoline arrivate da ogni parte del mondo; i collezionisti di allora non badano a spese per assicurarsi esemplari di serie altamente sofisticate e con tiratura limitatissima, stampate da grandi tipografi come Stoppani, Richter, Ricordi, De Paoli & Fiecchi ecc:.

Individui bizzarri e senza fissa dimora inventano un nuovo mestiere: viaggiatore con impegno di spedire agli abbonati una cartolina da ogni città toccata; il triestino Juch, il veneziano Parin il cicloturista Masetti, si spingono fino in Cina, in Australia, in Sud America.

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Nel 1901, con appropriata vena umoristica,
il poeta romanesco Adolfo Giaquinto compose questa
“ Cartolinomania “.
Mò sto commercio de le cartoline,
E diventato proprio n’ affrizione,
C’è la valanga, c’è l’ inondazione
Pè tutte le botteghe e le vetrine,
C’illustrenò ogni ceto de persone:
Diputati, somari, contadine,
Cagne, vacche, chanteuses pariggine,
Celebrità de tutte le nazzioni;
C’ illustreno la musica, l’ amore….
E li rami dell’ arte, de la scienza,
Mejo che li spiegasse un professore,
Insomma, adesso chi vò un fijo strutto,
Senza mannalo a scola o a la Sapienza
Je dà le cartoline. e impara tutto.

In quel periodo la cartolina è quasi un’ esclusiva delle classi più istruite ed abbienti, poi i tempi cambiano.

Venti di guerra e di rivoluzione soffiano sull’ Europa, le cartoline si popolarizzano, servono per altro genere di messaggi; con la prima guerra mondiale vengono “ scoperte” e utilizzate dai soldati e gli editori li editano per loro e le loro famiglie mentre la borghesia ha ormai abbandonato la cartolina che diventa di nuovo solo un oggetto postale.

Sono passati più di centanni ed oggi l’ interesse è riesploso, ma si tratta di un altro tipo di collezionismo, strettamente legato al revival di un’ epoca.

Si tratta di “ ricostruzione “, di documentazione soprattutto per quanto riguarda il fenomeno delleregionali “, con la ricerca di immagini, possibilmente belle e con animazioni importanti della propria città o regione: un modo insomma di valorizzare le proprie radici.

Occorrerebbe un paragrafo a parte per gli “ illustratori “, usati da editori e industrie per valorizzare pubblicitariamente prodotti ed avvenimenti: ricordiamo l’ eccelsa attività di Marcello Dudovich, Leonetto Cappiello, Mauzan, Metlicovitz, Hohenstein, Boccasile, Nizzoli, Mazza, Terzi Laskoft, tanto per citare i notissimi.

Furio Arrasich

Si ringrazia il Signor. Furio Arrasich titolare della nota ditta “ Mille Cartoline “ per la gentile concessione della riproduzione di questo suo testo.

BIBLIOGRAFIA

Con le cartoline illustrate di questo libro, che sono tutte di epoca e autentiche, si è voluto, grazie agli editori qui sotto elencati, ricordare la città di Jesi ( chiamata anche città della seta o piccolaMilano delle Marche ) nel suo sviluppo economico ma soprattutto in quello urbanistico.

Isolina Cristalli di Jesi.

Giovanni Silvi di Jesi.

Luigi Schiavoni di Jesi.

Giovanni Moscatelli di Jesi.

Nazzareno Marani di Jesi.

Stamina Zenobi di Jesi.

Edicola Magnalardi di Jesi

Filatelia L. Maggi di Jesi

Tipografia Flori di Jesi.

Tipografia Alterrocca di Terni.

Con queste immagini rimarrà un ricordo indelebile nel futuro per tutti quelli che amano questa città di cui illustri Jesini hanno raccontato il passato storico e culturale.

Questa raccolta di immagini è stata realizzata, con cartoline reperite nel tempo nei vari mercatini; qualche volta, sono rimasto stupito nel vedere in certe immagini del primo novecento manifestazioni ’ d ‘ epoca o momenti di vita giornaliera di persone impegnate nel proprio dovere in tutti i campi.

Di ogni cartolina ho riportato soltanto gli auguri e saluti inviati e le date si riferiscono a quelle di spedizione.

Dedico questo mio libro ai miei genitori, a quanti hanno lasciato a Jesi un loro ricordo e a tutti i personaggi illustri o no che hanno fatto grande la nostra città nonché ai giovani di oggi e di domani perché, ovunque si trovino, tengano sempre nel loro cuore la nostra Jesi.

Vittorio Cappannari